Negli
ultimi mesi più che altro ho guidato tanto. Perchè la macchina era l’unico posto
rimasto per pensare. Per stare sola. Negli ultimi mesi sono stata parecchio
sola. Cioè, non proprio sola: io, il mio smarrimento, il mio vuoto, le mie
lacrime, la mia delusione, i miei sogni uccisi. Non ho voluto nessun altro con
me. I mostri si affrontano da soli.
Non
stavo sola da almeno 4 anni: troppo tempo. Per tutto questo tempo ho perso il
contatto con me stessa. Ho guidato, ho rifatto strade che non facevo da ancora
più tempo.
Mi
son sentita piccola schiacciata dal dolore del lutto che mi portavo dentro,
piccola nel traffico furioso di Milano a cui non ero più abituata. Estranea nei
miei stessi posti. Estranea a me stessa. Estranea alla vita.
Ho
iniziato questo viaggio catartico nel passato, in solitaria. Quante
volte sono morta e poi risorta?
Al
contrario tuo, non ho cercato distrazioni, mi sono immersa nel dolore.
E’
che per vivere davvero i mostri li devi uccidere anche se fa male, un cazzo di
male. Anche se ci vuole tempo. Che a distrarli quelli mica muoiono. Quelli poi
sono stronzi e si ripresentano più in là. Chiedendo pure gli interessi.
Non
so dire se tutto questo mi abbia fatto bene, se abbia forzato troppo la mano
sui limiti, se ancora una volta abbia chiesto troppo a sta persona piccola che in
fondo anche se nessuno lo sa, mi porto dentro. Posso dire però che mi sono
guardata in faccia, e non mi riconoscevo più. Non mi riconoscevo più cazzo. Non
riconoscevo più nemmeno quelle strade in cui anni prima vivevo. Come fossi
morta. Ho continuato a guidare, a piangere, a cantare, a urlare a cercare di sentirmi,
a respirare forzatamente. Finchè poi finalmente
è successo: sono rinata. E all’inizio nemmeno te ne rendi bene conto. Abituata a
non vivere come ero.
Sono
guarita.
E’
come esser stata seduta nella riva di un fiume. E’ stato il mio cadavere e non il
tuo che ho visto passare. Ho pianto un po’ per quella persona fragile che ero
diventata con te. Per la fine ingloriosa e crudele e volgare dei suoi sogni e del suo vano lottare. Piccola combattente miseramente sconfitta. Come cazzo ho fatto, mi chiedo ora? A sbagliare così? A lasciarmi morire così?
Ora
sono rinata, spero un po’ più forte.
Ho
pensato anche a te in questi mesi. Tanto. Ho continuato ad amarti anche in
questi mesi. Come se tu mi avessi lasciata ma io no, io non avessi invece
lasciato te. Che follia. Che idiota.
“Fuck damnation, fuck redemption”, lasciatelo
dire: tu di maledizione non sai un cazzo. Sei solo un delirio, con il bisogno
disperato tipico dei deboli di sapersi speciale per giustificare il suo essere
al mondo o di essere riconosciuto come tale. E invece non lo sei. E invece
nessuno qui è speciale. Speciale non esiste.
Puoi essere speciale per una persona o poche persone ma nessuno lo è in termini assoluti. Nemmeno tu. Tu eri speciale per me, ma hai preferito l'effimero.
Hai ottime qualità che non sfrutti appieno. Ma non sei il migliore giornalista e nemmeno il migliore scrittore. Là fuori dal tuo mondo, ce ne sono di migliori, anche solo per aver avuto i coglioni si crederci fino in fondo. E non diventerai il miglior tatuatore del mondo. Esiste già. E sta in Australia. E anche lo diventassi, non sarà questo a renderti speciale.
Sei
piccolo anche tu. Chiudi gli occhi alle cose brutte illudendoti che così
smettano di esistere. Usi le persone in funzione del tuo delirio del momento.
Poi ti stufi. Delle cose, delle situazioni, delle persone e vuoi un
giocattolino nuovo. E tutto quello che non è funzionale al giocattolo nuovo è da
buttare, senza remora alcuna. Persone incluse. Tutto che deve essere facile altrimenti la fuga. Ma il bello non sempre passa per le vie facili. E tu semplicemente te lo perdi.
Non
hai rispetto per le persone né per i loro sentimenti. Se non quando ne sono
coinvolti anche i tuoi. Non conosci il rispetto a prescindere.
Sei
un insieme di istanti che non sedimentano che non lasciano il segno. Solo un
susseguirsi di vicissitudini tutte uguali a se stesse
Sei
tornato lo stesso personaggio che eri prima di me. Né più né meno. Scrivi anche
le stesse cose nello stesso modo. Le stesse identiche dinamiche.
Tutto
scorre è vero. Ma tutto scorre dovrebbe includere un’evoluzione, bebi. Siediti
sulla riva del fiume e guardalo scorrere. Quello che vedrai non sarà mai
uguale. Si alterneranno sempre acque limpide a acque torbide, ma quello che il
fiume farà emergere non sarà mai uguale. Vedrai cadaveri, vedrai un fiore
arancione gettato in acqua a testimoniare la fine di un amore che un tempo pareva invincibile, vedrai pesciolini
nuotarci dentro felici, ma mai la stessa cosa.
Tu
non scorri. Tu ti ripeti. Come in un loop.
Sono
riuscita a perdonarmi ma a te no. A te non perdonerò mai. Non per aver mollato
la presa. Non per quello. Lo so come funziona, si smette di amare. Oppure si continua ad amare ma si smette di essere in grado di. Fa male, ma come potrei farti una colpa di questo?
No, io non ti perdonerò mai per i modi. Non ti perdonerò mai per aver preteso che visto che a tu non te la sentivi più io dovessi sparire così, con un tuo schiocco di dita. Anche se vivevamo insieme da due anni, anche se per vivere con te mi ero trasferita da un'altra città. E zitta, niente domande, niente pianti, niente parlare. Solo sparire. Che mica potevo appesantirti con il mio soffrire. Mica potevi sentirti in colpa, anche se i sensi di colpa erano tuoi e non te li stavo infliggendo io. Non ti perdonerò mai per i tempi. Perchè tu non mi hai solo lasciata, tu hai rivoluzionato ancora la mia vita, hai deciso tu per me dove dovessi tornare a vivere e come e quando, senza lasciarmi tempo nè respiro. Ti è bastato accompagnarmi alla stazioncina del paese senza nemmeno la cura di informarti se fossi giunta a destinazione. Non ti perdonerò mai per avermi fatto vivere il trauma di vederti cambiare dall'oggi al domani, per i tuoi occhi gelidi e impassibili mentre mi uccidevi. Pensi che questo non abbia lasciato il segno su di me? Pensi che il tuo distacco gelido di quei giorni non influenzi ora il mio approccio agli altri? Eppure io, magari nel modo sbagliato, ti amavo. Perchè mi hai fatto questo? Perchè così crudelmente? Perchè a me e non ad altri? Ero davvero io a meritare la tua furia? Perchè? Non ti perdonerò mai per quello che mi hai fatto dopo. Per aver continuato ad infierire.
Non ti perdonerò mai
perchè non può esserci perdono per chi ha avuto la fortuna di avere una roba
bella, bella davvero tra le mani e l'ha gettata via come fosse carta straccia. E
invece era tutta me. E anche te. Allora vuol dire che tu le robe belle, belle davvero non le meriti. Perchè non solo non sai coltivarle, ma le distruggi. Le uccidi. Quando si inceppano anzichè aggiustarle le butti via. Senza pensarci. Senza piangerle almeno un po'. Con freddezza.
Sei
riuscito nella mirabile impresa di lasciare
il vuoto dietro di noi. Nemmeno più la voglia di pensarti o ricordarti.
Un
nulla è quello che rimane ed io, semplicemente, ora passo oltre.